L’assessorato di Daverio nel suo contesto storico

La città di Milano per tutti gli anni 80, era stata definita, con un’espressione pubblicitaria diventata famosa, “Milano da bere”. In questo periodo, la città era assurta a grande rilevanza nazionale anche attraverso il ruolo centrale che il Partito socialista guidato da Bettino Craxi aveva nella vita politica cittadina: la percezione di benessere diffuso, il rampantismo opulento, i nuovi ceti sociali emergenti e l'immagine "alla moda", fecero di Milano la capitale della stagione del cosiddetto “riflusso” rispetto alla diffusa politicizzazione che aveva caratterizzato il decennio precedente e della crescita economica.

Nel 1993 Milano si trovò invece nel pieno del “ciclone giudiziario” generato dalle iniziative del pool della locale Procura nell’ambito dell’operazione “Mani pulite”: da “capitale morale” la città si era trasformata nell’opinione pubblica con l’emblematico epiteto di Tangentopoli. L’inchiesta che fu avviata dalla magistratura milanese a partire dal febbraio 1992, svelava un diffusissimo sistema di finanziamento illegale dei partiti politici, sostenuto dalla complicità di società e imprenditori pubblici e privati.

In una situazione già carica di difficoltà, si inseriva l’improvvisa recrudescenza dell’offensiva mafiosa contro i poteri dello Stato. Il 23 maggio, mentre erano in corso le votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, un attentato dinamitardo sulla strada per Palermo, uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta.

Questi eventi segnarono la fine della cosiddetta Prima Repubblica caratterizzata da più di 40 anni di governi formati dalla Democrazia Cristiana in alleanza prima con i tre partiti di centro laico e poi anche con il Partito Socialista Italiano, e dal cosiddetto “consociativismo” con l’opposizione comunista.

In questo contesto, mentre i partiti governativi tradizionali perdevano vieppiù il consenso, le elezioni amministrative del 6 giugno 1993 - le prime con elezione diretta del Sindaco - videro l’ascesa di nuovi movimenti politici: su tutti la Lega Nord guidata da Umberto Bossi, protagonista di un vero e proprio terremoto politico.

Furono eletti sindaci della Lega in molti comuni dell’hinterland, fra cui il più ambito: Milano, con il candidato Marco Formentini, che ottenne una maggioranza schiacciante sul favorito Nando Dalla Chiesa, candidato del centro-sinistra.

Il pensiero politico del neo sindaco Marco Formentini prendeva le mosse da istanze fortemente europeiste e federaliste, nel senso filosofico di Carlo Cattaneo. Funzionario dell’Unione Europea, era uno dei rappresentanti di quella Lega primigenia più federalista che secessionista, antipartitica e a favore dell’operato della magistratura milanese.

Formentini ha sempre affermato che l’Europa non poteva avere alcun futuro, e soprattutto peso politico nello scenario mondiale, se non fosse definitivamente unita in un vero e proprio Stato federale.

Tuttavia era inevitabile che da parte dei milanesi ci fosse anche una certa diffidenza (se non a tratti un esplicito disgusto) per i nuovi arrivati sulla scena politica, specialmente da parte del ceto culturale e intellettuale cittadino, che si era schierato in grandissima parte con Dalla Chiesa. E proprio in ragione della scena artistica e culturale milanese che si mosse la scelta di Formentini di affidare la carica di assessore alla Cultura all’outsider della politica: il noto gallerista Philippe Daverio, che gli fu presentato dal comune amico Mario Spagnol, presidente del gruppo editoriale Longanesi.

Marco Formentini e Umberto Bossi

Marco Formentini e Umberto Bossi

Potrebbe interessati anche:

Cittadella degli Archivi di Milano
19 dicembre 2020 - 20 marzo 2021

Roberta Cocco, Assessore alla Trasformazione digitale
Francesco Martelli, Direttore

Mostra a cura di:
Nicola Manna, nell’ambito della serie “InArchivio”.

Allestimento:
Alessandro Bassani, Studio Noè

Grafica: Antonietta Del Ton e Anna Contro

Fotografie: Clorinda Sissi Galasso Stefano Scagliarin

Si ringraziano:
Elena Gregori Daverio e Sebastiano Daverio; Domenico Piraina, Bianca Maria Girardi e Giulia Sonnante, Palazzo Reale; Diego Sileo e Luciano Cantarutti, PAC; Marco Cuzzi, Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano, Silvia Brandodoro, Sergio Aldarese, Chiara Daneo, Paola Dantuono, Domenico Pizzarelli, Agenzia Fotogramma, Elena Conenna.

In collaborazione con: