Palazzo reale

Dopo la nomina ad assessore Philippe Daverio incontra Domenico Piraina e decide che sarà lui a sostituire la responsabile dell’ufficio mostre prossima alla pensione. È lo stesso direttore di Palazzo Reale a raccontare di essere stato inizialmente restio ad accettare quella nomina, ma che la forte personalità, l’esuberanza e la simpatia del neo-assessore lo hanno presto convinto a lavorare fianco a fianco.

Sotto la direzione di Piraina e per volontà di Daverio, l’Ufficio Mostre viene spostato in Palazzo Reale, dove si trova tutt’oggi.

Daverio vuole occuparsi di tutti gli aspetti organizzativi delle mostre che ha in mente, dalla selezione delle opere, che avviene sempre spargendo foto, carte e documenti a terra nell’ufficio e accostandole immaginandosi la disposizione finale, fino all’allestimento materiale della mostra.

Nel 1994 capita la prima grande occasione per il nuovo assessore con la proposta da parte di Versace di allestire una mostra su Richard Avedon (famosissimo fotografo di moda, ma anche reporter). A quell’epoca la Sala delle Cariatidi è ancora tutta pannellata e dissestata, ma quando Avedon la vede decide che è lo spazio ideale per una mostra su tutta la sua carriera. In 40 giorni si registrano più di 80.000 visitatori, tra i quali c’è anche Gianni Agnelli, che viene a vedere una foto di sua moglie Marella.

È in questa occasione che la Sala delle Cariatidi dimostra tutto il suo potenziale a livello espositivo e Daverio si convince ad usarla sempre più spesso, anche se per farlo sono necessari imponenti lavori di restauro, che vengono affidati al gruppo BBPR (del loro progetto è esposta la planimetria, con gli appunti presi a mano da Daverio per l’allestimento della mostra “Prove generale per un museo d’arte contemporanea”). L’assessore riesce anche a convincere Giorgio Strheler a finanziare il rifacimento dell’impianto di illuminazione della sala.

La Sala delle Cariatidi viene nuovamente sfruttata in maniera geniale ed innovativa, al punto da suscitare numerosissime polemiche, quando Daverio decide, in occasione del “Carnevale degli Animali”, evento immaginato e realizzato dall’assessore tra il 1994 e il 1995, di farvi costruire all’interno una gigantesca voliera.

Nel 1995 l’assessore riesce a organizzare una delle mostre d’arte contemporanea più importanti dell’ultimo decennio del XX secolo, la rassegna monografica dedicata ad Alexej von Jawlenski. Nel testo redatto per il catalogo Daverio scrive:

“L’impostazione della mostra segue i nuovi criteri che abbiamo voluto dare alle rassegne presentate nelle sale che si affacciano sulla Piazzetta Reale, che privilegiano la qualità rispetto alla quantità delle opere e procedono per nuclei ‘vitali’, in grado di comunicare al visitatore lo spirito più profondo della ricerca del singolo artista”.

L’anno successivo, Daverio, grazie all’amicizia con Leonardo Mondadori, e alla sponsorship di Giorgio Armani, riesce ad organizzare quella che si rivelerà la prima vera e propria mostra blockbuster in Italia, ovvero “Da Monet a Picasso. Gli impressionisti del Museo Puskin a Milano”. Con questa mostra cambia il paradigma delle rassegne d’arte, che passano da essere di mero interesse scientifico e con poca partecipazione del pubblico, ad essere dei veri e propri eventi di richiamo nazionale. Non avendo certezza però, dell’enorme affluenza che poi, in realtà, vi fu, alla mostra sugli Impressionisti Daverio decide di dedicare la saletta sul retro di Palazzo Reale, mentre invece dedica ad una mostra su Alessandro Magnasco, che si tiene in contemporanea, la restante parte del Palazzo. Le sale dedicate a Magnasco rimangono semivuote, mentre la saletta degli Impressionisti del Puskin è gremita di visitatori (oltre 500.000 visite).

Con questa mostra nasce inoltre l’idea che a finanziare una rassegna d’arte siano sponsor privati (industriali e imprenditori) seguendo in parte il modello americano. Daverio riesce infatti attraverso le sue conoscenze personali a coinvolgere diverse imprese e aziende, ma anche banchieri, nella realizzazione delle sue mostre e soprattutto nei lavori di restauro necessari in diverse occasioni (come per il PAC).

La peculiarità delle linee guida e dei criteri che Daverio applicava nella scelta delle mostre da fare si può riassumere nel parallelismo tra “cultura alta” e “cultura bassa”; esemplificative sono le due mostre organizzate in simultanea all’Arengario, una su Nam June Paik e l’altra sulle sale giochi, con flipper e slot machines d’epoca, che, infatti, ebbe un enorme successo di pubblico.

Come già accennato in merito al progetto di restauro di cui è esposta la piantina, un’altra iniziativa di cruciale importanza, da attribuire al Daverio assessore è stata quella di valorizzare il CIMAC, il museo d’arte contemporanea che occupava il 3° piano di Palazzo Reale, che a distanza di 15 anni, sotto la Giunta Moratti, ha preso il nome di Museo del Novecento. Il CIMAC non era molto considerato e altrettanto poco visitato. Daverio pensa di valorizzarne i capolavori, trasportando una selezione di opere al 1° piano di Palazzo Reale e far passare l’iniziativa per una mostra temporanea dal titolo “Prove generali per un museo d’arte contemporanea”, dal 30 luglio al 15 settembre 1996. Fin da subito si impegna in parallelo a trovare uno spazio espositivo permanente per le opere d’arte contemporanea.